Quando Nicola Gandolfi, fidei donum della diocesi di Parma in Madagascar, ci è venuto a trovare in redazione alla fine di aprile, tra le cose che ha raccontato – con il suo stile pacato e sempre umile – è il progetto della cappella dedicata a san Michele arcangelo. Un luogo e un segno dai molteplici significati, come ci ha spiegato. Espressione di un percorso interiore che lui stesso ha compiuto, ma anche espressione di ringraziamento «al Signore, che ci ha aiutato nell’impresa iniziata in questa terra». Ma anche segno per le persone del luogo. «Luogo che può servire a noi, ma anche alla gente: un invito a riflettere sulla importanza del creato». Anche alzando lo sguardo a chi ne è il fautore. In una lettera inviata agli amici scrive i vari passaggi della costruzione di questa cappellina, nella foresta a Vohidahy, terminata nello
scorso mese di febbraio. «È venuta molto bella. Il Signore ci ha proprio ispirato bene nel costruirla e arredarla. La definirei semplice, aperta e spaziosa. Non ha porte e finestre perché è aperta a tutti. È arredata con una bellissima Madonnina portata dall’Italia ed un intraprendente arcangelo Michele che sconfigge il male scolpito su legno di palissandro dagli artigiani della zona. Anche l’altare è fatto da una tavola di palissandro spessa 8 cm prelevata da una pianta morta in foresta. Sono stato sempre contrario all’utilizzo del palissandro ma per questa cappellina offerta a Dio e alla foresta stessa non si poteva fare altrimenti. Dalla foresta sono venuti e alla foresta torneranno! È difficile stabilire se le presenze più vicine sono rappresentati da uomini oppure lemuri. La nostra base si trova a circa 200 m di distanza ma alcune comunità di lemuri del genere Varieca variegata si vivono sul limite della foresta che si trova
a non più di 50 m dalla cappellina. È un posto mistico ed energetico… il silenzio aiuta a trasportare il pensiero lungo le valli che si aprono ai piedi della capellina». L’inaugurazione è avvenuta venerdì 7, alla presenza del parroco Jean Marcel e insieme a tutte le persone che abitano in foresta intorno a tale zona, in una festa che ha coinvolto anche gli amici e sostenitori di Parma. Dicevamo il segno di una presenza. Quella di Dio, ma anche quella di Nicola e di persone che insieme a lui hanno deciso di mettere a disposizione di questa popolazione le conoscenze e gli studi fatti all’Università, ma anche tempo, energie e risorse. «Adottiamo un contadino per salvare la foresta del Madagascar» sintetizza bene i binari su cui Gandolfi sta lavorando insieme all’associazione Tsiryparma: da una parte la gestione sostenibile della foresta, dall’altra il coinvolgimento della popolazione locale, attraverso corsi di formazione agricola e di alfabetizzazione (tratto da articolo pubblicato su Vitanuova).